Lipari

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Mappa schematica dell'Isola di Lipari. da Peccerillo (2005).



L’Isola di Lipari si estende per circa 38 Km2 ed è la più grande dell’Arcipelago delle Eolie; studi vulcanologici di dettaglio hanno permesso di ricostruire la storia evolutiva dell’isola:

• L'attività vulcanica del primo periodo (da circa 223.000 a 150.000 anni B.P.) è collegata all'attività di numerosi centri monogenici (scoria-cone e lava-cone) ubicati lungo la costa occidentale in corrispondenza con un lineamento tettonico orientato NW-SE. Questi centri sono caratterizzati da prevalente attività stromboliana, attività effusiva e da subordinata attività idromagmatica (tuff e lapilli tuff): i prodotti emessi sono andesiti basaltiche calcoalcaline. Quasi contemporaneamente, e con simili caratteristiche vulcanologiche e composizionali, i centri vulcanici gemelli di Monterosa e il centro monogenico di Timpone Croci iniziano la loro attività nel settore centro-orientale di Lipari.

• L'attività vulcanica del secondo periodo (centri di Monte Chirica I e Monte S.Angelo I: da meno di 150.000 a 127.000 anni B.P.) inizia nel settore centrale di Lipari con la messa in posto dei prodotti vulcanici legati all'attività del grande stratovulcano di Monte Chirica. Vengono emessi prodotti ad affinità calcalcalina ricca in K (HKCA) e composizione andesitico-basaltica. L’attività vulcanica di Monte S.Angelo (Monte S.Angelo I) rappresenta il primo episodio di sviluppata interazione acqua-magma, testimoniato dalla messa in posto di ben stratificate piroclastiti con caratteri idromagmatici e con composizione HKCA andesitica che affiorano in prossimità del Timpone Ricotta e nell'area Timpone del Corvo - Marina di PortoSalvo.

• Il terzo periodo abbraccia un periodo di tempo che va da 104.000 a circa 90.000 anni fa ed è legato all'attività dei centri Monte S.Angelo II, III e Monte Chirica II. Questo periodo è caratterizzato dalla emissione di prodotti vulcanici con composizione simile (andesiti alte in potassio) ma con stili eruttivi molto diversi, testimoniati dalla contemporanea attività idromagmatica.

• I centri vulcanici attivi durante il quarto periodo sono localizzati nel settore meridionale dell'isola: i loro prodotti piroclastici di colore bianco sono ben riconoscibili per la tipica intercalazione di depositi piroclastici di color marrone-rosso (i cosiddetti Brown Tuff) con composizione variabile da calcoalcalini alti in potassio a shoshonitici). I tuti marroni sono stati originati probabilmente da centri eruttivi localizzati tra Lipari e Vulcano. L'attività vulcanica (da 42.000 a 20.300 anni B.P.) è collegata ai tre centri di Punta del Perciato, Falcone e Monte Guardia, ognuno dei quali è caratterizzato da uno schema evolutivo sempre uguale: ad episodi esplosivi e precoci di natura idromagmatica (depositi di surge e di fall) segue la fuoruscita di duomi riolitici estremamente viscosi.

• L'attività vulcanica del quinto periodo (fra 16.800 a 1.400 anni fa) è confinata al settore nordorientale ed è collegato all'attività dei quattro centri di Canneto Dentro, Gabellotto, Monte Pilato e Forgia Vecchia. L'attività di Canneto Dentro è limitata a modesti affioramenti di brecce piroclastiche pomicee e ad un duomo riolitico.
L'attività di Gabellotto inizia con la messa in posto di grandi quantitativi di piroclastiti pomicee bianche (depositi di dry surge),che portano alla costruzione di un tuff ring, e termina con la fuoruscita di un imponente duomo lavico ossidianaceo di composizione riolitica. Dopo una stasi vulcanica, l'attività riprende dal Monte Pilato, un centro ubicato nel settore più settentrionale di Lipari, con una serie di eruzioni esplosive che portano alla costruzione di un grande cono di pomici riolitiche dal quale tracima la potente colata lavica, ossidianacea e riolitica, di Rocche Rosse che arriverà sino al mare, in località Acquacalda. Gli ultimi prodotti vulcanici sono legati all'attività di Forgia Vecchia (circa 1.400 anni fa) e consistono nella messa in posto di modeste quantità di piroclastiti pomicee bianche seguiti dalla fuoruscita di una colata lavica riolitica con una caratteristica forma bilobata: questa è l'ultima dimostrazione di attività vulcanica a Lipari.

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Cicli eruttivi di Lipari. da Lucchi et al., (2008).



Alcuni autori hanno suggerito che i prodotti di Lipari si siano formati principalmente a seguito di processi di cristallizzazione frazionata, tuttavia la contaminazione magmatica e processi di mixing hanno giocato un ruolo fondamentale nella genesi dei prodotti di Lipari. Secondo tali autori i prodotti subalcalini e quelli alti in potassio si sarebbero originati da un mantello stratificato, caratterizzato dall’incremento di fenomeni metasomatici con la profondità.
I primi processi di fusione parziale, a grande profondità, di tale mantello avrebbero generato magmi tholeiitici, mentre gli ultimi stadi della fusione parziale, a livelli più superficiali, avrebbero generato liquidi alcalini ricchi in potassio. Successivamente il mixing tra i liquidi alcalino potassici e i liquidi tholeitici avrebbe generato le caratteristiche geochimiche dei prodotti di Lipari.
Lo migrazione della fusione parziale del mantello, da livelli strutturali profondi a livelli superficiali, è legata all’innalzamento delle isoterme al di sotto di Lipari in conseguenza di processi di "doming". La risalita dei magmi basaltici nella crosta al di sotto di Lipari ha inoltre generato processi di anatessi crostale con la formazione di magmi riolitici. Tuttavia Gioncada et al. (2003) hanno dimostrato che la composizione (soprattutto nel contenuto di Pb) delle rioliti di Lipari sono molto differenti dalle rocce del basamento Calabro-Peloritano, e concludono che la generazione dei liquidi riolitici, per processi di fusione anatettica è da escludere. In aggiunta è stato suggerito che la genesi delle rioliti sia legata a processi di cristallizzazione frazionata, a partire da magmi andesitico-latitici, in aggiunta a processi di assimilazione crostale.



Bibliografia



Le informazioni contenute in questa pagina sono tratte da:
• Peccerillo. A. Plio-Quaternary Volcanism in Italy. (2005)

• Gioncada. A, Mazzuoli. R, Bisson. M, Pareschi. M.T (2003): Petrology of volcanicproducts younger than 42 ka on the Lipari-Vulcano complex (Aeolian Islands,Italy): an example of volcanism controlled by tectonics. J Volcanol Geotherm. • Tranne. C.A., Calanchi.N., Lucchi.F., Rossi.P.L. Geological Sketch map of Lipari

Basalti
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Cristalli di clinopirosseno, plagioclasio e vescicole riempite da calcite. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristalli di clinopirosseno, plagioclasio e vescicole riempite da calcite. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristalli di clinopirosseno, plagioclasio e vescicole riempite da calcite. Immagine a NX, 10x (lato lungo = 2mm)
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Cristalli di clinopirosseno e plagioclasio. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristalli di clinopirosseno e plagioclasio. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristalli di clinopirosseno e plagioclasio. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristallo di pirosseno. Immagine a N//, 10x (lato lungo = 2mm)
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Cristalli di plagioclasio cristallo di ortopirosseno con sovraccrescita di clinopirosseno. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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cristallo di ortopirosseno con sovraccrescita di clinopirosseno. Immagine a NX, 10x (lato lungo = 2mm)
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Vescicola riempita da calcite. Immagine a N//, 2x (lato lungo = 7mm)
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Vescicola riempita da calcite. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristallo di plagioclasio con tessitura Sieve. Immagine a N//, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristalli di clinopirosseno e plagioclasio. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)
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Cristalli di clinopirosseno e plagioclasio. Immagine a NX, 2x (lato lungo = 7mm)